Alla scoperta dell’India dei ricami – implicazioni religiose
7 Mar , 2019 News
32esimo giorno. E’ ormai passato piu’ di un mese da quando io e Benedetta (mia splendida compagna di vita) ci siamo trasferiti a Mumbai alla scoperta dell’India dei ricami. E’ stato un mese in cui abbiamo vissuto l’India vera. Non quella che si tocca da turista ma quella che, al contrario, ti fagocita e ti getta a contatto con la vita reale di tutti i giorni. Abbiamo imparato tanto in questo primo mese ma tanto ancora c’e’ da scoprire.
Quello che abbiamo appreso fino da ora e’ molto variegato e colorato. Siamo stati esposti a tradizioni culinarie, rituali di saluto,abitudini di acquisto e tradizioni religiose. Ed abbiamo scoperto tante cose.Ad esempio (ma la nozione in se per se gia’ era nota), che questo e’ un paese estremamente frammentato dal punto di vista delle religioni. Ci sono hindu, mussulmani, cristiani, seguaci di Zarathustra e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Ne consegue che le festivita’ non sono univoche e generalizzate ma, al contrario, segmentate in base al credo religioso. Pertanto si possono trovare alcune attivita’ aperte mentre altre restano chiuse, il tutto in linea con il credo religioso del proprietario. Una novita’ per noi occidentale abituati a festivita’ condivise.

Magari questa puo’ sembrare una semplice curiosita’ ma, al contrario, e’ un’informazione importante che ci riporta sul sentiero dei ricami,facendoci conoscere i protagonisti della nostra storia. Molti ricamatori, infatti, sono mussulmani e sapere questo ci permette non solo di rispettare le loro festivita’ e le loro abitudini ma anche di capire come avviene un ciclo di lavoro. Il Venerdi’, ad esempio, non e’ un giorno come tutti gli altri essendo il giorno dedicato alla preghiera. Pertanto, entrando in un laboratorio non e’strano vedere ricamatori che abbandonano il proprio posto di lavoro per dedicarsi ad attivita’ religiose.
un quartiere del ricamo villaggio dell’entroterra
L’appartenenza religiosa ha anche altre implicazioni di carattere logistico. Come accennato nel precedente articolo, la gran parte dei ricamatori viene dai villaggi sparsi per l’India. Gli uomini di eta’ adulta abbandonano la casa per venire a lavorare nelle grandi citta’ e guadagnare i soldi necessari per mantenere le loro famiglie. Ne consegue che, nel loro soggiorno a Mumbai, cerchino quei luoghi di ritrovo che li facciano sentire a casa dando loro la possibilita’ di pregare, di mangiare il loro cibo, di scambiare quattro chiacchiere con i loro compaesani. E’ per questo che in citta’ si sono formati dei veri e propri quartieri dedicati al ricamo. Dei quartieri che, appunto, danno la possibilita’ ai ricamatori di sentirsi a casa nei loro lunghi soggiorni lontani dalle proprie famiglie. Ogni quanto vedano le loro famiglie e cosa facciano in questi quartieri lo scopriremo nella prossima storia.